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Evoluzione tecnologica: meglio aspettare il nuovo che arriva?

A volte capita di leggere articoli che preannunciano nuove mirabolanti evoluzioni della tecnologia che renderanno obsolete le soluzioni che sono disponibili attualmente. Chiaramente chi deve prendere una decisione potrebbe trovarsi nell’imbarazzo fra una scelta oggettivamente conveniente ed un’altra che, potenzialmente, almeno sulla carta, potrebbe esserlo molto di più.

Pur essendo di solito una scelta fra due opzioni entrambe convenienti, bisogna stare molto attenti che il miraggio di nuove prospettive non si traduca in un boomerang, nel senso che non ci fa cogliere una opportunità concreta, immediata, reale, in attesa di qualcos’altro che potrebbe anche non arrivare mai, nella peggiore delle ipotesi, o arrivare molto più avanti di quanto non ci si aspetti, nella ipotesi migliore.

Per provare a dare una risposta a questo dilemma, ho provato a guardare al passato, e domandarmi cosa sarebbe successo se, nel lontano 2009, avessi aspettato anch’io e procrastinato la decisione per il mio impianto fotovoltaico di casa. Infatti è innegabile che i pannelli attuali hanno una produttività ed una potenza di picco almeno doppie rispetto a quelle dei miei pannelli di 15 anni fa, per non parlare poi del costo (sicuramente più che dimezzato).

Avrei fatto bene a procrastinare la decisione e aspettare tempi “migliori”?

Sicuramente oggi avrei dei pannelli più potenti che avrei pagato meno.

Ma…

guardando il totale degli incentivi ricevuti, non avrei incassato, ad oggi, 14.000€ (oltre il doppio di quanto mi è costato l’impianto), senza considerare i residui 5 anni di incentivi che mi mancano, oltre alle diverse migliaia di € risparmiati nella mia bolletta di casa (e alla soddisfazione, quella sì impagabile) di vedere amci e conoscenti preoccupati per l’aumento delle bollette come nel recente caso della guerra in Ucraina (febbraio 2022) e non essermi invece io praticamente accorto di un aumento significativo delle bollette.

Un esempio concreto

In buona sintesi, se è evidente che un investimento in tecnologie obsolete o in rapida obsolescenza non è una scelta oculata, è altrettanto chiaro che a volte chimere di tecnologie avveniristiche, senza alcuna possibilità di scaricare a terra in breve periodo alcunchè di concreto, rischia di trasformarsi in una perdita di opportunità concrete e dimostrabili.

Ad esempio gira su internet un video che promette una nuova, mirabolante tecnologia di celle che, anzichè usare il silicio, usa un altro minerale, la perovskite,  con promesse di produttività di 60 volte gli attuali pannelli.

Ad un occhio distratto tale valore può apparire sicuramente accattivante (pensate: se sullo stesso tetto posso mettere un impianto che, anzichè essere da 6kwp può essere… 360 kwp, chi non riterrebbe utile aspettare un po’ per tale incremento?)

Ma è realistico? è prossimo? Come capire se questa tecnologia è pronta all’uso o lo diventerà a breve?

In questo caso non serve la sfera di cristallo: basta analizzare l’annuncio.

Se i pannelli attuli hanno una resa che, nel migliore dei casi è del 23% circa, questo significa che, in termini energetici, il 100% dell’energia solare che incide sulla superficie del pannello viene trasformato per circa un quarto in energia elettrica,. Ora, per quanto buona possa essere la nuova tecnologia, potrà al massimo (teorico ma non raggiungibile) trasformare il 100% dell’energia solare in energia elettrica.

Se fosse vero che col nuovo materiale, la perovskite, al posto del silicio, la resa sarebbe 60 volte quella dell’attuale silicio, vorrebbe dire che la cella produrrebbe 15 volte tanta energia rispetto a quella ricevuta: una resa superiore all’unità che infrangerebbe le regole basilari della fisica.

Meglio quindi scartare questa ipotesi e valutare le opzioni fra le soluzioni esistenti e disponibili al momento.

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