Ma non è vero che il fotovoltaico è economico ed ecologico?

Comincia ad emergere, soprattutto da una certa componente “controcorrente” dell’informazione, una provocazione sui pannelli fotovoltaici. Quale?

Si cominciano a leggere post, articoli e commenti che vogliono far pensare che il fotovoltaico non mantenga le promesse: in particolare che non sia nè economico nè ecologico. Cosa c’è di vero in tutto questo?

Per noi di Ecomenergia, che abbiamo fatto una scelta di campo che dura ormai da 15 anni (quest’anno l’anniversario dalla fondazione), motivata da considerazioni di carattere ecologico e di preservazione delle risorse del pianeta, ancor prima che economiche, questo sarebbe un duro colpo: ma cosa c’è di vero in tutto questo?

Andiamo a vedere le critiche che cominciano ad emergere, che si dividono appunto in quelle di ordine ecologico (=i pannelli fotovoltaici non sarebbero così di beneficio per l’ambiente come si è fatto credere) e quelle di ordine economico (=i pannelli fotovoltaici non darebbero il risparmio sperato).

Ma quanto sono fondate queste critiche?

Per quanto riguarda l’aspetto ecologico, la ricerca di un impatto negativo nell’adozione dei pannelli fotovoltaici richiede uno sforzo di inclusione, nell’analisi del settore, che include il processo di produzione (a monte) e il processo di smaltimento (a valle).

Questo tipo di analisi non è sbagliata ma non tiene conto di un fattore essenziale: il tempo.

I pannelli fotovoltaici non hanno parti mobili, elementi meccanici soggetti a movimento, attrito, e quindi consumo, usura, e il calo di prestazioni nel corso degli anni è veramente trascurabile. Noi di Ecomenergia forniamo prodotti che in alcuni casi e per alcune marche possono arrivare a 40 anni di garanzia, con perdite di produttività minime (e quindi con produttività di gran lunga oltre i 40 anni): se si pensa ad altri settori, dall’automobile ai computer ai cellulari, non c’è neanche una lontana somiglianza nelle durate (i computer cominciano a soffrire di obsolescenza dopo appena 3 anni).

Ora, se è vero che i costi e gli impatti ambientali da considerare devono includere i processi di produzione e smaltimento, ci appare chiaro che su prodotti con queste durate l’incidenza sia di gran lunga inferiore che per quasi tutti gli altri settori industriali.

E per gli aspetti di carattere economico?

Da questo punto di vista ci appare evidente che i benefici economici di migliaia (nostri), centinaia di migliaia di clienti in tutta Italia sono lì a provare la convenienza economica degli investimenti in impianti fotovoltaici.

I soliti detrattori non si perdono d’animo e dicono:

 “Eh sì. ma solo perchè esistono gli incentivi economici! Senza quelli non ci sarebbe un beneficio nel fare l’impianto”.

Crediamo che non sfugga a nessuno che la convenienza o meno di una scelta tecnologica sia influenzata pesantemente dalle politiche che uno stato mette in campo, siano esse di incentivo di di si-incentivo (come si sta facendo per limitare, ad esempio, la quantità di rifiuto secco che viene prodotta dalle abitazioni: un modo per disincentivare l’uso della plastica negli acquisti che si fanno).

E se un governo promuove l’adozione di una tecnologia a minore impatto ambientale per noi e per i nostri figli e le generazioni future non possiamo che esserne felici, se questo serve a tagliare di almeno un ordine di grandezza il numero di anni necessari allo sviluppo ed alla adozione su larga scala di questa tecnologia, sia lato domanda che lato offerta.

Conclusioni: come la vediamo noi

In sostanza rimangono validi i capisaldi che ci hanno mosso fin dall’inizio:

  1. L’energia solare è la principale fonte di energia disponibile sulla terra, e la quantità di tale energia che arriva annualmente è superiore di molti ordini di grandezza a qualunque altra fonte di energia (petrolio, gas, carbone, eolico, nucleare) disponibile, magari anche non rinnovabile;
  2. Tale energia è, al momento, l’unica a cui tutti hanno libero accesso (previa installazione di pannelli fotovoltaici, certo, ma qualunque altra tipologia di energia richiede una catena di intermediari, a partire dall’estrazione, raffinazione, stoccaggio, distribuzione, ecc. sui quali l’utente finale non ha alcun controllo);
  3. Con lo sviluppo di tale energia e del suo utilizzo aumenteranno sia le economie di scala (in parte già successo, se pensiamo ai costi ed alla resa dei pannelli di oggi rispetto a quelli di 15 anni fa) che lo sviluppo di soluzioni di stoccaggio (batterie) sempre più convenienti.

La nostra visione è riassunta nel nostro video aziendale.

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Per concludere, una domanda “da complottisti” la vogliamo fare noi.

Non è che per caso questa demonizzazione del fotovoltaico sia spinta segretamente proprio da chi, resosi conto della forte autonomia energetica fornita dal fotovoltaico,, sta cercando di remare contro per tenere le persone dipendenti da energia erogata e tariffata centralmente?

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